Centro Italiano di Meditazione



Così ho udito. Una volta il Beato dimorava a Savatthi, nella Selva di Jeta, nel Parco di Anathapindika. E così si rivolse ai monaci: “La saggezza del monaco Sariputta è vasta, grande, gioiosa, rapida, chiara e penetrante. Nell’arco di 15 giorni, Sariputta ha conquistato quegli stati di consapevolezza contemplativa (Jhana), uno dietro l’altro nel seguente modo:
Appartato e lontano dagli stimoli sensoriali, abbandonando gli stati mentali non salutari, Sariputta in tal modo ha avuto accesso e ha dimorato nel primo Jhana, accompagnato [ancora, n.d.t.] dalla cogitazione e dai pensieri analitici e che arreca gioia e felicità, scaturite da quell’isolamento.”
SuttaMagga
ARTICOLO
Anupada Sutta MN 111
Un Jhana dietro l'altro, così come accadono.
Questo Sutta (discorso) rivela il percorso meditativo attraverso i Jhana fino alla Liberazione ultima o Nibbana. Questo è l'approccio usato nel nostro Centro.
“Nel primo Jhana erano presenti quegli stati come la cogitazione, il pensiero analitico, la gioia, la felicità e l’unificazione della mente; e poi il contatto [dei sensi, n.d.t.], le sensazioni, la percezione, le formazioni mentali [o concetti e volontà, n.d.t.] e la coscienza; e poi l’entusiasmo, la capacità decisionale, l’energia, la consapevolezza, l’equanimità e l’attenzione; quegli stati sono stati definiti da lui una alla volta mentre accadevano; egli sapeva quando quegli stati sorgevano, quando erano presenti e quando sparivano. Egli era intimamente consapevole così: ‘Quegli stati dal nulla cominciavano ad esistere e dopo essere esistiti, svanivano.’ Il suo atteggiamento nei confronti di quegli stati era di non sentirsi né attratto né respinto, di restare imparziale, distaccato, libero, dissociato, con una mente libera da barriere.  Egli capì: ‘C’è una via d’uscita oltre tutto questo’, e procedendo nel conseguimento di quegli stati, egli ha poi confermato che quella via d’uscita esiste.” 

“E ancora, o monaci, dopo che la cogitazione e il pensiero analitico si fermarono, Sariputta entrò e dimorò nel secondo Jhana, caratterizzato dalla fiducia in se stessi e dalla fermezza della mente, senza la cogitazione e il pensiero analitico, e dalla gioia e felicità scaturite dall’unificazione.” “Nel secondo Jhana erano presenti quegli stati come la fiducia in se stessi, la gioia, la felicità e l’unificazione della mente; e poi il contatto [dei sensi, n.d.t.], le sensazioni, la percezione, le formazioni mentali [o concetti e volontà, n.d.t.] e la coscienza; e poi l’entusiasmo, la capacità decisionale, l’energia, la consapevolezza, l’equanimità e l’attenzione; quegli stati sono stati definiti da lui una alla volta mentre accadevano; egli sapeva quando quegli stati sorgevano, quando erano presenti e quando sparivano. Egli era intimamente consapevole così: ‘Quegli stati dal nulla cominciavano ad esistere e dopo essere esistiti, svanivano.’ Il suo atteggiamento nei confronti di quegli stati era di non sentirsi né attratto né respinto, di restare imparziale, distaccato, libero, dissociato, con una mente libera da barriere. Egli capì: ‘C’è una via d’uscita oltre tutto questo’, e procedendo nel conseguimento di quegli stati, egli ha poi confermato che quella via d’uscita esiste.”

“E ancora, o monaci, con la scomparsa della gioia, Sariputta è entrato e ha dimorato nell’equanimità del terzo Jhana, completamente consapevole e presente, percependo ancora la felicità con il suo corpo. Di questo Jhana i Nobili sostengono: ‘E’ una dimora piacevole, caratterizzata da equanimità e consapevolezza’.”
“Nel terzo Jhana sono presenti quegli stati come l’equanimità, la felicità, la presenza mentale, la piena consapevolezza e l’unificazione della mente; e poi il contatto [dei sensi, n.d.t.], le sensazioni, la percezione, le formazioni mentali [o concetti e volontà, n.d.t.] e la coscienza; e poi l’entusiasmo, la capacità decisionale, l’energia, la consapevolezza, l’equanimità e l’attenzione; quegli stati sono stati definiti da lui una alla volta mentre accadevano; egli sapeva quando quegli stati sorgevano, quando erano presenti e quando sparivano. Egli era intimamente consapevole così: ‘Quegli stati dal nulla cominciavano ad esistere e dopo essere esistiti, svanivano.’ Il suo atteggiamento nei confronti di quegli stati era di non sentirsi né attratto né respinto, di restare imparziale, distaccato, libero, dissociato, con una mente libera da barriere. Egli capì: ‘C’è una via d’uscita oltre tutto questo’, e procedendo nel conseguimento di quegli stati, egli ha poi confermato che quella via d’uscita esiste.”

“E ancora, o monaci, abbandonando sia lo spiacevole che il piacevole, con la scomparsa del piacere di prima e anche del tormento, Sariputta è entrato ed ha dimorato nel quarto Jhana, le cui caratteristiche sono l’assenza di piacere e di dispiacere, e la presenza della purezza della consapevolezza che scaturisce dall’equanimità. Nel quarto Jhana sono presenti quegli stati come l’equanimità, l’assenza di sensazioni piacevoli o spiacevoli, l’assenza di preoccupazione dovuta alla presenza di tranquillità, la purezza della consapevolezza e l’unificazione della mente; e poi il contatto [dei sensi, n.d.t.], le sensazioni, la percezione, le formazioni mentali [o concetti e volontà, n.d.t.] e la coscienza; e poi l’entusiasmo, la capacità decisionale, l’energia, la consapevolezza, l’equanimità e l’attenzione; quegli stati sono stati definiti da lui una alla volta mentre accadevano; egli sapeva quando quegli stati sorgevano, quando erano presenti e quando sparivano. Egli era intimamente consapevole così: ‘Quegli stati dal nulla cominciavano ad esistere e dopo essere esistiti, svanivano.’ Il suo atteggiamento nei confronti di quegli stati era di non sentirsi né attratto né respinto, di restare imparziale, distaccato, libero, dissociato, con una mente libera da barriere. Egli capì: ‘C’è una via d’uscita oltre tutto questo’, e procedendo nel conseguimento di quegli stati, egli ha poi confermato che quella via d’uscita esiste.”

“E poi, o monaci, con il completo superamento delle percezioni della forma, con la scomparsa delle percezioni provenienti dal contatto dei sensi, senza attenzione alle percezioni che nascono dalle diversità, consapevole che lo ‘Spazio è infinito’, Sariputta è entrato e ha dimorato nella Sfera dello Spazio Infinito. “Nella Sfera dello Spazio Infinito sono presenti quegli stati come la percezione dello Spazio Infinito e l’unificazione della mente; e poi il contatto [dei sensi, n.d.t.], le sensazioni, la percezione, le formazioni mentali [o concetti e volontà, n.d.t.] e la coscienza; e poi l’entusiasmo, la capacità decisionale, l’energia, la consapevolezza, l’equanimità e l’attenzione; quegli stati sono stati definiti da lui una alla volta mentre accadevano; egli sapeva quando quegli stati sorgevano, quando erano presenti e quando sparivano. Egli era intimamente consapevole così: ‘Quegli stati dal nulla cominciavano ad esistere e dopo essere esistiti, svanivano.’ Il suo atteggiamento nei confronti di quegli stati era di non sentirsi né attratto né respinto, di restare imparziale, distaccato, libero, dissociato, con una mente libera da barriere. Egli capì: ‘C’è una via d’uscita oltre tutto questo’, e procedendo nel conseguimento di quegli stati, egli ha poi confermato che quella via d’uscita esiste.”

“E ancora, monaci, superando completamente la Sfera dello Spazio Infinito, consapevole che la ‘Coscienza è infinita’, Sariputta è entrato e ha dimorato nella Sfera della Coscienza Infinita. “Nella Sfera della Coscienza Infinita sono presenti quegli stati come la percezione della Coscienza Infinita e l’unificazione della mente; e poi il contatto [dei sensi, n.d.t.], le sensazioni, la percezione, le formazioni mentali [o concetti e volontà, n.d.t.] e la coscienza; e poi l’entusiasmo, la capacità decisionale, l’energia, la consapevolezza, l’equanimità e l’attenzione; quegli stati sono stati definiti da lui una alla volta mentre accadevano; egli sapeva quando quegli stati sorgevano, quando erano presenti e quando sparivano. Egli era intimamente consapevole così: ‘Quegli stati dal nulla cominciavano ad esistere e dopo essere esistiti, svanivano.’ Il suo atteggiamento nei confronti di quegli stati era di non sentirsi né attratto né respinto, di restare imparziale, distaccato, libero, dissociato, con una mente libera da barriere. Egli capì: ‘C’è una via d’uscita oltre tutto questo’, e procedendo nel conseguimento di quegli stati, egli ha poi confermato che quella via d’uscita esiste.”

“E ancora, o monaci, superando completamente la Sfera della Coscienza Infinita, consapevole che non vi è ‘alcuna cosa’, Sariputta è entrato e ha dimorato nella Sfera della Vacuità. “Nella Sfera della Vacuità sono presenti quegli stati come la percezione che non vi è alcuna cosa e l’unificazione della mente; e poi il contatto [dei sensi, n.d.t.], le sensazioni, la percezione, le formazioni mentali [o concetti e volontà, n.d.t.] e la coscienza; e poi l’entusiasmo, la capacità decisionale, l’energia, la consapevolezza, l’equanimità e l’attenzione; quegli stati sono stati definiti da lui una alla volta mentre accadevano; egli sapeva quando quegli stati sorgevano, quando erano presenti e quando sparivano. Egli era intimamente consapevole così: ‘Quegli stati dal nulla cominciavano ad esistere e dopo essere esistiti, svanivano.’ Il suo atteggiamento nei confronti di quegli stati era di non sentirsi né attratto né respinto, di restare imparziale, distaccato, libero, dissociato, con una mente libera da barriere. Egli capì: ‘C’è una via d’uscita oltre tutto questo’, e procedendo nel conseguimento di quegli stati, egli ha poi confermato che quella via d’uscita esiste.”

“E ancora, monaci, superando completamente la Sfera della Vacuità, Sariputta è entrato e ha dimorato nella Sfera della Non-Percezione né Non-Percezione. Egli ne è emerso consapevole [del contenuto, solo dopo, perché la coscienza è quasi del tutto spenta in quella sfera, n.d.t.] e ha contemplato gli stati che erano appena trascorsi, cessati e mutati, nel seguente modo: ‘Quegli stati dal nulla cominciavano ad esistere e dopo essere esistiti, svanivano.’ Il suo atteggiamento nei confronti di quegli stati era di non sentirsi né attratto né respinto, di restare imparziale, distaccato, libero, dissociato, con una mente libera da barriere. Egli capì: ‘C’è una via d’uscita oltre tutto questo’, e procedendo nel conseguimento di quegli stati, egli ha poi confermato che quella via d’uscita esiste.”

“E ancora, monaci, superando completamente la Sfera della Non-Percezione né NonPercezione, Sariputta entrò e dimorò nello stato in cui vi è la completa cessazione della percezione e delle sensazioni [Nirodha, n.d.t.]. E le sue aberrazioni furono completamente distrutte vedendo attraverso la saggezza. Egli ne è emerso consapevole e ha rammentato gli stati che erano appena trascorsi, cessati e mutati, nel seguente modo: ‘Quegli stati dal nulla cominciavano ad esistere e dopo essere esistiti, svanivano.’ Il suo atteggiamento nei confronti di quegli stati era di non sentirsi né attratto né respinto, di restare imparziale, distaccato, libero, dissociato, con una mente libera da barriere.  Egli capì: ‘Non c’è una via d’uscita oltre tutto questo’, e procedendo nel conseguimento di quegli stati, egli ha poi confermato che non c’è.”

“Monaci, parlando rettamente si dovrebbe dire che Sariputta ha conquistato maestria e perfezione nella nobile virtù, nel nobile raccoglimento [mentale, n.d.t.], nella nobile saggezza e nella nobile liberazione. E sempre parlando rettamente si dovrebbe dire che Sariputta è figlio del Beato, nato dal suo petto, nato dalla sua bocca, nato dal Dhamma e erede del Dhamma e non di cose materiali.”
“Monaci, l’incomparabile Ruota del Dhamma messa in moto dal Tathagata continua ora a girare equamente grazie a Sariputta.” Questo è ciò che il Beato disse. I Monaci furono soddisfatti e deliziati dalle sue parole.
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