Nel momento in cui sorge il dubbio, il vostro stato di profonda quiete raccolta scivola via, la vostra capacità di inviare i vostri auguri e di irradiare diminuisce o sparisce del tutto. Questo significa che avete perso il vostro oggetto meditativo, la vostra base. Quando c'è il dubbio non potete rimanere con il vostro oggetto meditativo. Il punto è RICONOSCERE ciò che ci porta via. Riconoscere l'esistenza e l'ammissibilità del dubbio. Vederlo. Accettarlo. Non ostacolarlo. Non corredarlo di pensieri e ragionamenti sui motivi, sui perché. Lasciatelo lì in tutta la sua nudità. Dategli spazio senza soffocarlo. Poi lasciatelo andare, come se apriste una mano che impugna un oggetto e lo lascia cadere. Rilassate il vostro corpo partendo dalla testa fino ai piedi, come una veloce scansione. Non impiegate troppo tempo, però. Non indugiate. Rilassatevi e basta, percependo il rilassamento nel corpo e nella mente. Sorridete mentalmente o anche fisicamente e poi tornate alla base, al vostro oggetto meditativo (ossia, applicate la Tecnica delle '6R') Non siate mai duri ed impazienti con voi quando questo accade. Questa è Meditazione. Proprio questo processo. Siate pazienti. Sorridete, lasciando che la cosa accada senza prenderla sul personale, ma vedendola come un fenomeno naturale, che voi osservate imparzialmente. Questi impedimenti sono i vostri insegnanti più preziosi. Sono degli intrusi che non hanno nulla di personale, di vostro, nessun legame. Sono solo fenomeni slegati che sorgono per conto loro e che poi se ne vanno. Se invece vi attaccate ad essi, questi sentimenti diventano brama e desiderio, che conducono all’attaccamento a questi sentimenti, che finiranno per sembrare originati da voi, che siano vostri. Ma così non è. Questi sentimenti sono impersonali, cioè sorgono spontaneamente nello spazio infinito della nostra mente. Se ci attacchiamo a loro per la brama causiamo solo sofferenza (Dukkha). Vedete che meravigliosa opportunità sono questi ostacoli per praticare il Dhamma verso la liberazione.

Disattenzione: questa si manifesta quando ci allontaniamo dall'oggetto meditativo, dalla nostra base. In poche parole quando ci distraiamo. Di solito la causa è il nostro disinteresse per il nostro compagno spirituale. Ristabilite il vostro interesse, rinnovando le immagini o anche una breve scena mentale e soprattutto infondendo augurio e sincerità nelle vostre frasi. Ricordate che la pratica di Metta (Gentilezza Amorevole), o dei Brahma Vihara in generale, non funziona se non siete sinceri nelle vostre intenzioni.

Sonnolenza e Torpore: anche qui la vostra concentrazione diminuisce fino a scomparire. Se siede seduti su una sieda NON appoggiatevi allo schienale. Fate qualche respiro profondo. Aumentate il vostro interesse nel vostro compagno spirituale. Immaginatelo in una scena in cui si muove e sorride. Oppure se potete, immaginatevi insieme mentre ridete e provate conforto l'un l'altro. Se sopraggiunge il sonno interrompete la meditazione seduta e proseguite con quella camminata (seguite la dispensa delle istruzioni). Inoltre accertatevi di riposare a sufficienza e aggiustate le vostre abitudini per dare occasione al corpo di recuperare.

Paura: spesso i sentimenti di paura sono associati a proiezioni (anche inconsce) sul futuro. Lasciate andare queste proiezioni e state con il vostro compagno spirituale. Qui siete al sicuro. Rilassate la tensione nel vostro corpo e soprattutto sorridete.

Euforia: questo è un tipo di eccitazione. Oppure vi viene voglia di ridere? O avete riso? Tutto questo è di nuovo eccitazione. Vi può tenere in trappola piacevolmente, anche se quando passa lascia un sentimento di benessere. Lasciatela andare spingendo meno la sensazione che state inviando e cercando di scorgere anche un solo barlume di Upekkha, cioè di Equanimità, di spaziosità, di serena tranquillità, apparentemente vuota. Sostate lì per un po’ e poi tornate di nuovo alla vostra base di meditazione.

Indolenza: questo accade quando state lavorando alacremente alla vostra pratica per parecchi giorni di seguito, e improvvisamente vi sentite immobili, inerti. La soluzione qui è prendersi una pausa di un giorno dalla pratica. Ricordate la via di mezzo insegnata dal Buddha. Ogni eccesso crea tensione e la tensione provoca svuotamento, fra le altre cose. La soluzione è una pausa di un solo giorno. Fate quello che più vi piace e soprattutto sorridete il più possibile nell'arco della giornata.

Eccesso di Energia: questa è irrequietezza (è una deviazione dell’eccitazione di cui abbiamo parlato, che può prendere varie forme mentali e fisiche). A volte l'impiego di troppa energia può condurvi proprio in questo stato, sbilanciando la vostra pratica, offuscando la presenza mentale e l'osservazione. Riconoscete questo stato e come sempre rilassate bene il corpo, la testa e tornate indietro alla base. Ricordate di rilassarvi.

Desiderio: questo può esser presente sotto a tutto senza accorgervene. Può essere il desiderio di ottenere, di raggiungere. Ottenere il Nibbana in un ritiro, o quel livello di Jhana, o quella quiete o quel particolare stato. Magari non si palesa durante la meditazione, ma eccolo fare capolino nei momenti fra le sessioni e nella vita di tutti i giorni. Basta riconoscere che nel momento in cui stiamo “volendo” un tipo di meditazione o condizione NON stiamo affatto meditando. Meditare è stare con quello che sorge in ogni istante senza il nostro intervento.

Attaccamento alla pratica: questo può trasformarvi in veri fanatici di quello che fate, gonfiando inoltre il vostro ego attraverso la considerazione che potete e dovete aggiungere quell'ingrediente e togliere quell'altra cosa, perché VOI sapete cosa è meglio. Questo eccesso di zelo, di orgoglio e di cieca vanità può diventare un vero ostacolo che blocca i vostri progressi a lungo, non facendovi seguire le istruzioni così come devono essere. Vi conducono in un regno dove il vostro io si appropria anche della pratica, fingendo compiacimento ed interesse. Questo è uno stato pericoloso per il vostro progredire. Riconoscete sempre la voce della saccenteria, di colui che sa tutto e di tutto. E poi tornate ad un atteggiamento più umile, riconoscendo che la mente risvegliata è una mente da “principiante”, come soleva dire il maestro zen Suzuki Roshi.
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Durante la meditazione possono sorgere (e non è un segno né di regressione, né di fallimento) degli ostacoli o impedimenti, che si frappongo fra noi e la pratica e la rendono più difficile. Ma questi sono momenti veramente preziosi per conoscere ancora più a fondo la nostra mente e le sue inclinazioni, le sue resistenze e preferenze.

Dubbio: Il dubbio è l'ostacolo più sottile e subdolo. E per questo potrebbe essere ignorato e rendere la nostra pratica stagnante e pesante. Il dubbio se trascurato, negato e/o nutrito può minare la vostra disponibilità alla pratica, portandovi lontano da essa, ritardando o annullando le meravigliose possibilità di conoscere e trascendere la nostra mente disfunzionale.
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Gli impedimenti sono una realtà con cui ci si scontra spesso nella meditazione. E' importante sapere come trattarli e soprattutto come uscirne senza creare ulteriore tensione (Majjhima Nikaya [128]).
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Impedimenti e Ostacoli nella Meditazione
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