Buddismo | Buddhismo | Impermanenza | Dukkha | Anatta | Anicca | Kamma | Karma | Via di Mezzo | 4 Nobili Verità | Ottuplice Sentiero | Meditazione
Per arrivare ad una destinazione su una mappa importa eccome che strada prendiamo. Non si può pensare che il sentiero e i mezzi per percorrerlo siano opzionali. Per questo assistiamo al proliferare di tante persone che continuano ad avere una pratica saltuaria, stagnante e che ha un effetto superficiale. Si vedono troppo spesso meditanti "anziani" sempre più prigionieri del proprio io e delle proprie sofferenze. Una moltitudine di gente che (per usare una similitudine dei testi sacri) si dirigono come falene in direzioni di luci ingannevoli, che gettano un ombra sul Dhamma, associandolo ad un "abitudine piacevole" che non cura, ma in ultima analisi forse lenisce. Ma questo non è lo scopo del Dhamma. Non è il vero insegnamento del Buddha, il quale asseriva che il cammino è perfetto all'inizio, nel mezzo e alla fine, nel suo frutto ultimo. Il Buddha non ha mai parlato di misure antistress, di evasione, di piacevole palliativo, di una pratica che si presta a "sopportare" meglio questa vita. No, nient'affatto!
Il Buddha ha parlato di guarigione, di cessazione della sofferenza e della COMPLETA LIBERAZIONE. Non ci sono risultati parziali nel suo cammino. Non sono contemplate pratiche sintomatologiche. Il Buddha ha parlato ed insegnato la cura definitiva.
Ora spiegheremo come mai ancora oggi alcuni insegnanti continuino a fare differenze tra Vipassana e Jhana e come mai i praticanti si perdano in questi meandri.

La meditazione Vipassana (o di visione profonda) è un tipo di meditazione che il Buddha utilizzò, dopo vari tentativi, per raggiungere la liberazione. Sebbene sia vero che non esiste liberazione senza Vipassana (ossia non esiste una liberazione duratura e continua anche al di fuori della pratica formale), la difficoltà della Vipassana e del suo insegnamento è sempre stata e sempre sarà (finché certe premesse non cadranno) la arbitraria, deleteria ed inutile divisione del corpus meditativo nella sua interezza. Si è sempre cercato di eleggere la Vipassana come regina esclusiva delle nostre pratiche e a volte anche con atteggiamento intriso di fanatismo e bieca arroganza si è cercato di costringerla in un ruolo che non le appartiene. La meditazione Vipassana è un metodo perfetto ed indiscutibilmente abile per poter raggiungere la vera liberazione, ma per poterla applicare bisogna che essa funzioni adeguatamente e sia applicata senza ostacoli, inganni del proprio io e senza false combinazioni. Le antiche scritture parlano di "vedere" in profondità, di riuscire a liberarci dai lacci della mente concettuale, divisiva ed ego-riferita, per poter poi guardare i fenomeni nella loro realtà. Ma per fare questo, senza inganni e in modo proficuo, la mente deve aver raggiunto un livello di quiete ed essersi liberata da certi meccanismi egoici. Per poter vedere dobbiamo essere certi di indossare altri tipi di occhiali che normalmente non utilizziamo. E il livello di calma e profondità che si cerca di raggiungere con la Vipassana è un livello che oscilla, che a volte risulta confuso, che sembra portarci in nessun posto. Allora ecco perché molti dei praticanti reputano la Vipassana difficile, o peggio ancora noiosa.

Perché dividere ciò che è indivisibile?
Questo accade perché si tenta di impostare la pratica perfetta insegnata dal Buddha secondo arbitrari filtri istituitisi nei secoli successivi al suo insegnamento. Le varie derive, deviazioni, altre forme (a questo punto) di religioni che però hanno continuato a volersi chiamare Buddismo. Non sto discutendo della loro bontà, bellezza o qualità. Sto solo dicendo che non si può chiamare automobile un mezzo che si è trasformato in qualcosa di diverso. Questo perché ingenera confusione (a chi ancora non conosce il Dhamma) e frustrazione. Una visione di totalità non divisiva e divisa è appannaggio di molta esperienza e strada fatta nel Dhamma. Si è sempre denigrato l'uso della meditazione Samatha (o di calma concentrativa fino agli stati più elevati chiamati Jhana) a fronte di quella Vipassana. Come spiega bene il maestro tibetano Chogyam Trungpa: questo è semplicemente stupido ed inutile.
Il Buddha ha insegnato SEMPRE la meditazione Samatha e i Jhana assieme e di concerto con la Vipassana. Una è il supporto dell'altra. Attraverso la lente incredibile ed infallibile dei Jhana si può veramente e proficuamente "vedere" ed applicare la Vipassana per la vera e duratura liberazione. Il gemellaggio dei due tipi di meditazione non è una scelta, è semplicemente la visione di due prospettive diverse, ma complementari ed assolutamente INDIVISIBILI.
Ma allora perché si continua a denigrare, sottovalutare e a non insegnare i Jhana?
La risposta più ovvia è che molti degli insegnanti che lo fanno non hanno mai raggiunto certi livelli e/o erroneamente credono che siano livelli difficili se non impossibili da raggiungere. E per poter avere un centro che sia frequentato da un certo numero di studenti non frustrati e non impegnati in pratiche che non riescono a dominare, si preferisce glissare. Ma tutto questo conduce ad una visione parziale del Dhamma, al suo fraintendimento, al suo indebolimento, mettendo a rischio la fiducia dei praticanti e la loro salvezza. Semplicemente si preferisce demonizzare o scartare qualcosa che non si comprende e non si conosce, ma che il Buddha ha insegnato sin da subito, con il rischio di rimanere intrappolati in un limbo fatto di pause composte, alternate a crisi di esasperazione e di dubbio.

La scelta del nostro Centro è di non fare alcuna scelta: ripristinare gli insegnamenti buddisti (e qui questa parola ha il significato di quelli insegnati dal Buddha e senza intermediazioni, il SUO SENTIERO), perché non solo abbiamo fede totale e fiducia comprovata che essi funzionano, ma perché li abbiamo sperimentati, provati, indossati ed insegnati con grande successo, regalando il dono più prezioso, il Dhamma, a tutti i praticanti coinvolti.
Per tale ragione nel nostro Centro si insegna la Meditazione Jhanica di Visione Profonda (M.J.V.P.) fino agli stati più alti di concentrazione, di purificazione (Jhana) e di profonda visione di saggezza (Vipassana). Abbiamo adottato entrambe, perché non si può scegliere ciò che non pone una scelta. Non abbiamo interpretato, scartato, tagliato, aggiustato ed omesso.
Applicando ciò che il Buddha aveva già scoperto, non si ha bisogno di null'altro.
Tutto è perfetto così com'è!
Jhana o Vipassana?
La parola Vipassana è un termine coniato nei secoli successivi alla morte del Buddha Gautama.
Centro Italiano di Meditazione



Si sente parlare spesso, si legge, o addirittura si assiste ad insegnamenti in cui si differenzia e si sottolinea l'importanza della pratica Vipassana (Visione Profonda) rispetto ai Jhana (o stadi meditativi di assorbimento profondo). Si parla tanto di quanto l'una (Vipassana) sia più importante dell'altra e in alcuni casi di quanto sia addirittura "pericolosa" una forma di meditazione come i Jhana. Al di là della mancanza di veridicità di certe affermazioni e di quanto in alcuni contesti queste sfiorino addirittura il ridicolo (sia nei demeriti che negli elogi), si vuole in questo contesto analizzare da cosa deriva una simile cesura e le sue implicazioni per tutti i praticanti. Spesso sentiamo dire che non importa il sentiero che si intraprende, l'importante è il fine ultimo.  Niente di più falso!
Una scelta improponibile
SuttaMagga


ARTICOLO
La parola Jhana è una parola Pali (un dialetto parlato dal Buddha, derivato dal Sanscrito) che significa con un certa approssimazione "meditazione". Questo sta ad indicare la naturalezza di questa parola dimenticata o peggio ancora distorta e bistrattata nel corso del tempo. Oggi pochissime scuole al mondo insegnano il Jhana e il nostro Centro è l'unica (fino a questo momento) in Europa ad insegnarli secondo la tradizione autentica degli Insegnamenti del Buddha storico Gautama. Altre scuole di derivazione Birmana si basano sui commentari agli insegnamenti del Buddha, stravolgendone la tecnica e l'applicazione. I Jhana consistono in 8 profondissimi stati meditativi che conducono alle porte di quello che è conosciuto come Nirodha (cessazione) o Nibbana meditativo.
  Che cosa sono i Jhana
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