Riconoscenza | Generosità | Dhamma | Buddha | Maestro | Dono | Tradimento | Samsara | Liberazione | Nibbana
Centro Italiano di Meditazione



Saluti di Dhamma a tutti voi e ai vostri cari.

Quando iniziai tantissimi anni fa questo percorso, credevo di sapere cosa fosse la riconoscenza e la gratitudine. Solo oggi so che non ne avevo nemmeno lontanamente la più pallida idea.
Ho ricevuto molto da questa vita, e tantissimo mi è stato strappato!
Ho sempre conservato, però, nel mio cuore la speranza che la vita non fosse tutta qui, una lotta senza quartiere, il divorare dei resti su una carcassa come iene, in fretta, prima che altri predatori giungessero a reclamare il loro pasto. Quando incontrai il Buddha compresi cos'è la gratitudine.
SuttaMagga


ARTICOLO
Lettera di un Maestro agli Allievi
Dono, Gratitudine e Riconoscenza
Donare nel Buddhismo ha una valenza importante. Abbatte il senso egoistico della nostra esistenza.
Compresi anche tutti i gesti di profonda generosità che l'umanità ci aveva donato. Piansi di fronte al fulgido altruismo di Maria, la madre del Cristo, che seppur dilaniata dal dolore della perdita del figlio, capì che ne aveva acquisiti altri 12, altri mille, altri milioni.
Riconobbi il dono degli Insegnamenti del mio vero Maestro Buddha Gautama e così riconobbi la gratitudine per i maestri che apparvero nella mia vita. Alcuni di essi hanno lasciato un segno indelebile e importante.
Improvvisamente sbocciò in me il mio Maestro interiore, che mi spinse sui passi di cui conoscete le orme.
Diventare maestri, abbandonando la culla della dimensione di allievo, mi fece capire cose inimmaginabili.
Imparai così tanto dai miei allievi, dai loro dubbi, dalle loro grida di aiuto, dalla loro arroganza, dalla loro umiltà. Capii, inoltre, per la prima volta la lacerazione del Cristo di fronte al bacio di Giuda.

Una volta qualcuno di voi disse che se lui fosse stato il Cristo, un essere superiore, non avrebbe dovuto chiedere aiuto al Padre sulla croce, poiché non ne aveva bisogno. Non è di questo che si tratta. Non era debolezza, non era rammarico. Un giorno lo capirete anche voi, spero. O forse qualcuno fra di voi già lo capisce.
Per questo ancora oggi io mi siedo davanti alla statua del mio unico e vero Maestro, Buddha Gautama, e lo ringrazio, gli sono grato infinitamente per avermi mostrato che quel senso di inadeguatezza che provavo era ragionare in piccolo.
Era come essere un elefante che mima l'esistenza di una formica, pretendendo di entrare in un formicaio sotterraneo.
Il senso di liberazione nasce dal capire che non siamo questo piccolo corpo, questa piccola vita, questa piccola gloria e potere che aneliamo a tutti i costi.

La Riconoscenza e la gratitudine non corrispondono a riconoscere solo il dono in sé, ma ad aver compreso che il dono è un simbolo della nostra capacità di abbracciare una gloria comune, umana e non personale ed egoistica. E' diventare membri di una famiglia umana, animale e vegetale.
Quando un maestro vede la mancanza di Riconoscenza in un allievo, non soffre perché il suo sforzo non è stato riconosciuto, non soffre perché attende una ricompensa, un riconoscimento, un pubblico in adorazione. Non è in cerca di applausi. Certo, se di veri Maestri stiamo parlando.
Il Maestro non soffre. Vede solo sparire quella luce che avrebbe potuto liberare l'allievo e il mondo intero.
Ognuno di voi è un potenziale grande Maestro. Ognuno di voi è un Buddha.
Rivedere, pertanto, l'oblio che di nuovo annega quello sguardo che aveva cominciato a risplendere, fa atterrire per le sorti di chi ci sta dinnanzi.
Quando si arriva ad un certo punto, si conoscono le sorti umane e il disegno si fa chiaro.

Si potrebbe obiettare che si può vivere bene lo stesso senza sentieri, senza Dhamma. Sì, si può vivere lo stesso. Non bene, non in armonia, tormentati giorno e notte, ma sì si può vivere lo stesso. Anche un batterio vive!
Si potrebbe obiettare che il Dhamma si innalza arrogantemente a panacea di tutti i mali.
Sì, è la panacea di tutti i mali. Non c'è però bisogno di arroganza, perché la risposta della sua veridicità è nelle nostre vite. Vivete senza di esso, oppure in armonia con esso. Valutate voi la differenza. Valutate anche la vostra sofferenza, solitudine, rabbia. E giungete alle vostre conclusioni.

Non venite, però, a questa fonte solo per curare le vostre ferite. Guai!
Ricordate che le vostre ferite sono quelle di tutto il Manifesto che sgorga dal Non-Manifesto. Di tutto il Creato del Non-Creato per dirla in parole più occidentali.
Quella fonte è lì per rifocillarci, per curare le nostre ferite e recuperare la nostra memoria. E' lì per ricordarci chi siamo e cosa dobbiamo fare. Non fermatevi come maiali impantanati e bloccati nei porcili della maga Circe, sguazzando fra i propri resti in cerca di saziare una fame che non sazierete mai. Avete un viaggio da compiere.

Prendete tutte le strade che volete, non salutatemi più, non parlatemi più, ma non svendete mai la vostra riconoscenza, esistendo solo in una cantina buia e isolata.
Offrite il vostro corpo come altare, il vostro tempo come denaro, il vostro sorriso come gioielli, il vostro amore come calde coperte di ristoro e conforto per gente assiderata dalla sofferenza e dalla solitudine.
Lasciate che la vostra vita pulsi in voi e trasbordi in tutti gli esseri accanto a voi.

Non esiste tradimento per un Maestro, esiste solo la consapevolezza che l'allievo un giorno potrà tradire la sua vera natura e nessun altro!
Ci sono molti modi per accomiatarci da un Maestro. Nessuno di questi prevede la fuga, però.
La fuga e il silenzio hanno gli accenti della cieca soddisfazione personale, del coprire con teli bui di desiderio gli specchi della nostra consapevolezza, del voler di nuovo fuggire e perderci nel Samsara, a piedi nudi, dotati di tante aspettative e illusioni, senza vedere il muro verso cui ci si sta di nuovo schiantando. Un muro forse più grande.
La fuga è voler fare l'ennesimo tentativo di esistere al di sopra delle proprie frustrazioni, con voglia di riscatto, o addirittura di vendetta, con il nostro Ego che ci racconta un'altra bugia, l'ennesima promessa a cui crederemo.
E' come abbandonare la propria famiglia nel cuore della notte, salendo sulla moto di uno sconosciuto, sperando di conquistare il Gran Canyon, e diventare Re e Regine degli Apaches, dei marziani, della pioggia.
La fuga è diventare di nuovo una falena che rischia di non sopravvivere ad un altro falò da cui è acciecata e pericolosamante attratta.

E di fronte a cotanto buio, il Maestro compassionevole chiude gli occhi e chiede che il Kamma negativo di quegli esseri intorno a lui si possa estinguere, anche a costo di assumerne su di sé una buona parte.
Ma questa è tutta un'altra storia.
Che la Riconoscenza sia la vostra fune di salvataggio nella nebbia della vostra confusione.

C.S.


"La vita non è mai confusionaria, ma misteriosa ed apparentemente insondabile".
Buddha Gautama

Descrizione
Maestro
Corsi Meditazione
Insegnamenti
Ritiri
Varie
Contatti
Panoramica
Meditazione Originale
Jhana
Vipassana
Samadhi
Samatha
Visione Profonda
Meditazione di Consapevolezza
Corsi di Meditazione
Meditazione sul Respiro
Pratica & Meditazione
Centro
Italiano di
Meditazione
SuttaMagga
CIMSM

AVVISO: Le informazioni contenute in questo sito sono a carattere divulgativo e non costituiscono in nessun caso consulenza di alcun tipo e pertanto non devono per nessun motivo essere usate come sostituzione di un intervento specialistico o consiglio medico. Le affermazioni contenute in questo sito, infatti, non sono intese come diagnosi, cura, o per prevenire o trattare nessun tipo di disturbo fisico o mentale.
Meditazione Jhana e Visione Profonda
Consapevolezza Respiro
Meditazione a Roma
Meditazione sul Perdono
Meditazione Camminata
Soluzioni alla Meditazione
Per qualsiasi problema o errore di questo sito vi preghiamo di contattarci
Sociale
Venite a trovarci su Facebook alla pagina suttamagga.it