Centro Italiano di Meditazione



SuttaMagga
ARTICOLO
Sallekka Sutta - La Pratica
(dalla raccolta Majjhima Nikaya N. 8)
Il Discorso sulla Pratica nella sua interezza
Gli Insegnamenti del Maestro Buddha per raggiungere la totale estinzione della sofferenza.
“Cunda, se l’oggetto che sorge dalla moltitudine di quelle dottrine, che riguardano la realtà del sé o del mondo, viene visto effettivamente e appropriatamente con saggezza nel seguente modo: “Questo non è mio, questo non sono io, questo non è il mio sé”, allora è possibile abbandonare e allontanarsi dalle concezioni di quelle dottrine.

[Gli otto Jhana]

“Ora è possibile, Cunda, che il meditante, completamente al riparo dagli stimoli provenienti dalle porte sensoriali e dagli stati mentali non salutari, entrando e dimorando nel primo Jhana, che è accompagnato ancora dalla cogitazione, dalla gioia e dalla serenità che nascono da quell’isolamento, possa pensare: “Io sto praticando l’annientamento”. Ma nella Disciplina dei Nobili, questi risultati non sono chiamati ‘annientamento-estinzione’, ma sono indicati come benefiche dimore nel qui e ora.”
“E’ possibile che continuando, il pensiero e la cogitazione ora si fermino e, ancora al riparo da stati mentali non salutari, il meditante entri e dimori nel secondo Jhana, che possiede la fiducia e l’unicità della mente senza cogitazione, con la gioia e la serenità che scaturiscono da quell’isolamento. E in così, dunque, è portato a pensare: “Sto praticando l’annientamento”, ma nella Disciplina dei Nobili ciò si chiama benefiche dimore nel qui e ora.”
“E poi dopo che è scomparsa la gioia
, il meditante dimora nell’equanimità e completamente consapevole, provando ancora il piacere con il corpo, entra e dimora nel terzo Jhana, di cui i Nobili descrivono la piacevolezza, l’equanimità e la consapevolezza. In quello stato egli potrebbe essere indotto a pensare: “Sto praticando l’annientamento”. Ma nella Disciplina [… nell’ultimo pezzo sempre come sopra]
“Poi, abbandonando sia il piacere che il dispiacere, dopo che la gioia e il dolore saranno svaniti, egli entra e dimora nel quarto Jhana, che non possiede né dispiacere, né piacere, ma la purezza della presenza mentale dovuta all’equanimità. Egli a causa di ciò potrebbe pensare: “Sto praticando l’annientamento.” […]
“E dunque è possibile che superando completamente la percezione della forma, dopo che la percezione sensoriale è svanita, non incline alle percezioni della molteplicità e conscio che lo ‘spazio è infinito’, il meditante entra e dimora nella sfera dello spazio infinito [dal quinto i Jhana non si numerano più, ma vengono denominati ‘sfere’, n.d.t.]. A questo punto egli potrebbe pensare: “Sto praticando l’annientamento”. […]

“E poi superando completamente la sfera dello spazio infinito, conscio che la ‘coscienza è infinita’, il meditante entra e risiede nella sfera della coscienza infinita. A quel punto egli potrebbe essere indotto a pensare: “Sto praticando l’annientamento”. […]
“Poi dopo che ha completamente superato la sfera della coscienza infinita, conscio che ‘non c’è nulla’, il meditante entra e risiede nella sfera dell’assenza di coscienza. A quel punto potrebbe pensare: “Sto praticando l’annientamento”. […]
Alla fine, dopo che il meditante avrà superato la sfera dell’assenza di coscienza, entrerà e dimorerà nella sfera della non-percezione-né-non-percezione. Egli potrebbe quindi pensare: ‘Sto praticando l’annientamento’. Ma questi traguardi non sono chiamati ‘annientamento-estinzione’ nella Disciplina dei Nobili, ma dimore benefiche.”

[Pratica dell’Annientamento]

“Ora, Cunda, invece è in queste cose che bisognerebbe praticare l’annientamento:
Gli altri saranno crudeli, noi no. Gli altri toglieranno la vita, noi no. Gli altri si approprieranno di ciò che non è loro, noi invece no. Gli altri avranno comportamenti sessuali scorretti, noi manterremo la nostra salda correttezza. Gli altri diranno falsità e noi saremo franchi. Gli altri diranno malignità, noi no. Gli altri parleranno aspramente, noi ci asterremo dal farlo. Gli altri coltiveranno parole vane, noi no. Gli altri saranno avidi e noi non lo saremo. Gli altri avranno pensieri malevoli, noi no. Gli altri saranno ottenebrati da pensieri sbagliati e noi invece coltiveremo la retta visione. Gli altri saranno mossi da intenzioni sbagliate, noi no. Gli altri parleranno in modo errato, noi no. Gli altri agiranno in modo sbagliato e noi no. Gli altri si sostenteranno in modo errato, ma noi avremo retto sostentamento. Altri non coltiveranno il retto sforzo, ma noi invece lo faremo. Gli altri non avranno una retta consapevolezza, ma noi invece sì. Gli altri coltiveranno una sbagliata pratica meditativa, ma noi, invece, no. Gli altri coltiveranno falsa sapienza e noi retta sapienza. Gli altri coltiveranno una falsa liberazione, ma noi no. Gli altri si faranno sedurre dall’accidiosa pigrizia, ma noi ne saremo liberi. Gli altri si impettiranno, ma noi rimarremo modesti. Gli altri saranno dubbiosi, ma noi saremo sicuri del fatto nostro. Gli altri si irriteranno, ma noi non perderemo la calma. Gli altri saranno colmi di risentimento, ma noi ameremo la concordia. Gli altri saranno irrispettosi, ma noi no. Gli altri saranno insolenti, noi no. Gli altri saranno invidiosi, noi no. Gli altri saranno avari, ma noi coltiveremo la generosità. Gli altri saranno disonesti, ma noi rimarremo onesti. Gli altri saranno ipocriti, ma noi no. Gli altri saranno ostinati, noi no. Gli altri saranno arroganti, noi no. Gli altri saranno restii alle critiche, noi tutt'altro saremo disponibili. Gli altri avranno cattive amicizie, noi coltiveremo buone amicizie. Gli altri saranno negligenti, noi no. Gli altri saranno senza fiducia, ma noi no. Gli altri saranno spudorati, ma noi no. Gli altri non avranno timore delle cattive azioni, ma noi invece sì. Gli altri avranno poco desiderio di imparare, noi invece ne avremo molto. Gli altri saranno pigri, ma noi saremo pieni di energia. Gli altri saranno poco presenti, ma noi svilupperemo una forte consapevolezza. Gli altri difetteranno in saggezza, ma non noi. Gli altri rimarranno fedeli alle proprie convinzioni, attaccati tenacemente ad esse, con poche intenzioni di abbandonarle, al contrario di noi, che saremo pronti ad abbandonarle.

[Propensione della mente]

“Cunda, la propensione della mente verso stati salutari è di grande beneficio e così è anche per le azioni del corpo e della parola che seguono tali stati mentali. Perciò, Cunda, la mente dovrebbe essere propensa come è stato già esposto: ‘Gli altri saranno crudeli, noi no. Gli altri uccideranno, noi no.” [… e così via come sopra]

[Evitare]

“Cunda, supponi che ci sia una strada impraticabile e un’altra praticabile invece che le gira attorno; e supponi che ci sia un guado impraticabile e un altro guado praticabile che gira attorno al precedente. Alla stessa stregua: chi è incline alla violenza può voltare per il sentiero della mitezza. Chi si abbandona alla crudeltà, può evitarla.” [… e così via per tutti i punti precedenti]

[Il Sentiero che conduce ad un’esistenza superiore]

“Cunda, proprio come tutti gli stati negativi conducono verso il basso e quelli positivi verso l’alto, così anche: Una persona dedita alla crudeltà, dovrà condurre la non violenza per arrivare ad un’esistenza superiore.” [… e così via per ogni voce precedente]

[La Via che conduce all’Estinzione]

“Ascolta Cunda, colui che sta affondando nel fango non potrà in alcun modo tirare fuori un altro che affonda ugualmente nel fango; di contro colui che non è impantanato nel fango può aiutare un altro che sta invece affondando. Così colui che è senza controllo, indisciplinato, ancora preda di deviazioni non ancora estinte, non può in alcun modo aiutare un altro in tali faccende. Ma colui che è disciplinato, con una mente calma e le proprie deviazioni ormai estinte, può senza problemi aiutare gli altri a fare altrettanto. E così: una persona per arrivare all’estinzione dovrà rinunciare alla crudeltà; una persona per arrivare all’estinzione dovrà evitare di uccidere.” [… e così via per tutti i punti]

“Così, Cunda, ti ho appena mostrato il sentiero che conduce all’annientamento, che conduce ad una mente incline, al modo di evitare, al modo di innalzarsi ad una vita superiore e che conduce all’estinzione. Ti ho appena donato ciò che un Maestro, mosso dalla compassione, dona ai suoi allievi per il loro bene. Ci sono molti luoghi per meditare. Medita, Cunda, non indugiare o altrimenti un giorno lo rimpiangerai. Questo è l’insegnamento per te”.

Questo è ciò che il Buddha disse. Il venerabile Maha Cunda, rimase soddisfatto e deliziato dalle parole del Buddha.
Majjhima Nikaya
Così ho udito. Il Buddha stava soggiornando a Savatthi, nel boschetto di Jeta, nel Parco di Anathapindika.
Verso sera il venerabile Maha Cunda, finita la sua meditazione, andò a trovare il Buddha e dopo avergli porto omaggio, sedette accanto a lui e gli domandò:
“O venerabile, ci sono svariate dottrine che adottano differenti visioni sul sé o sul mondo. E’ possibile che un meditante all’inizio del suo addestramento riesca ad abbandonare e ad allontanarsi da tali visioni?”
I Discorsi del Buddha Media Lunghezza

Descrizione
Maestro
Corsi Meditazione
Insegnamenti
Ritiri
Varie
Contatti
Panoramica
Meditazione Originale
Jhana
Vipassana
Samadhi
Samatha
Visione Profonda
Meditazione di Consapevolezza
Corsi di Meditazione
Meditazione sul Respiro
Pratica & Meditazione
Centro
Italiano di
Meditazione
SuttaMagga
CIMSM

AVVISO: Le informazioni contenute in questo sito sono a carattere divulgativo e non costituiscono in nessun caso consulenza di alcun tipo e pertanto non devono per nessun motivo essere usate come sostituzione di un intervento specialistico o consiglio medico. Le affermazioni contenute in questo sito, infatti, non sono intese come diagnosi, cura, o per prevenire o trattare nessun tipo di disturbo fisico o mentale.
Meditazione Jhana e Visione Profonda
Consapevolezza Respiro
Meditazione a Roma
Meditazione sul Perdono
Meditazione Camminata
Soluzioni alla Meditazione
Per qualsiasi problema o errore di questo sito vi preghiamo di contattarci
Sociale
Venite a trovarci su Facebook alla pagina suttamagga.it